Ogni anno le pensioni aumentano anche grazie all’adeguamento all’inflazione, sulla base dell’indice calcolato dall’Istat. La rivalutazione decorrerà dal 1° gennaio di ogni anno e viene pagata in primavera con gli arretrati dei mesi precedenti. Anche per le pensioni pubbliche a gennaio scatteranno gli incrementi. In relazione all’adeguamento all’inflazione, infatti, la rivalutazione delle pensioni per il 2023 sarà del + 7,3%. Il ministro dell’Economia e delle Finanze ha firmato il Decreto che ha disposto l’adeguamento a partire dal prossimo anno, calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022. Le pensioni minime vedranno un aumento di 38 euro, mentre per una pensione di 1.000 euro lordi si avrà un aumento netto di circa 52 euro (73 euro lordi). Questo è già successo quest’anno: dal 1° gennaio 2022, infatti, le pensioni erano state rivalutate dell’1,7%. Tuttavia, è stato in seguito calcolato che l’inflazione totale a fine 2021 era dell’1,9%. Per questo motivo è stata disposto a partire dal mese di novembre un ulteriore aumento dello 0,2%. La rivalutazione delle pensioni si riferisce a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative e aggiuntive. Nel 2023 si cambia e si torna al metodo delle fasce, meno favorevole perché la percentuale si applica su tutto l’importo della pensione. Le fasce sono 6: 100% sulle pensioni fino a 4 volte il minimo (2.102 euro) 80% sulle pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (2.102-2.627 euro) 55% sulle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo (2.627-3.152 euro) 50% sulle pensioni tra 6 e 8 volte il minimo (3.152-4.203 euro) 40% sulle pensioni tra 8 e 10 volte il minimo (4.203-5.254 euro) 35% sulle pensioni oltre 10 volte il minimo (sopra 5.254 euro) Mentre per le pensioni minime (524 euro) è stato prevista un incremento del 120% in più del tasso inflazionistico al cento per cento, con un aumento di circa 45 euro al mese, invece con la legge di bilancio per il 2023 questi criteri sono stati modificati in maniera sostanziale per gli importi pensionistici più elevati. Gli aumenti delle pensioni da 525 a 564 (38 euro di aumento) da 722 a 760 (39 euro) da 898 a 950 (52 euro) da 1073 a 1135 (63 euro) da 1244 a 1319 (75 euro) da 1415 a 1503 (88 euro) da 1591 a 1691 (100 euro) da 1752 a 1853 (101 euro) da 1906 a 2017 (111 euro) da 2215 a 2344 (129 euro) da 2826 a 2976 (150 euro) pensione mensile lorda dal minimo di 524,35 fino a 2.062,32 euro 100% della rivalutazione aumento a novembre +0,2% pensione mensile lorda da 2.062,33 a 2.577,90 euro 90% della rivalutazione aumento a novembre +0,18% pensione mensile lorda oltre i 2.577,91 75% della rivalutazione aumento a novembre +0,15% Da segnalare che l’adeguamento è solo parziale e necessita di un aggiornamento, quando si conosceranno i dati sull’inflazione definitivi dell’anno precedente. Si consiglia di consultare il proprio cedolino pensionistico: ciò è possibile tramite un servizio Inps, gratuito, che consente di verificare in tempo reale l’importo dei pagamenti delle prestazioni pensionistiche liquidate mensilmente dall’istituto e quali sono le voci e le ragioni per le quali tale importo può variare. Dunque, in tema di rivalutazione anticipata della pensione, sarà possibile controllare il proprio cedolino e i relativi aumenti previsti dalla nuova normativa. Il servizio è disponibile anche sul proprio cellulare. Per accedervi: www.inps.it. , 2022-11-24 10:37:00, Ogni anno le pensioni aumentano anche grazie all’adeguamento all’inflazione, sulla base dell’indice calcolato dall’Istat. La rivalutazione decorrerà dal 1° gennaio di ogni anno e viene pagata in primavera con gli arretrati dei mesi precedenti. Anche per le pensioni pubbliche a gennaio scatteranno gli incrementi.
L’articolo Pensioni, da gennaio 2023 aumenti: chi prende 1500 euro avrà 100 euro in più al mese sembra essere il primo su Orizzonte Scuola Notizie., redazione
